The Neon Demon

Il mio feticismo per i ricordi cartacei, mi ha fatto avere un moto di nausea quando la cassiera dell’UCI Cinema di Parco Leonardo mi ha consegnato questo biglietto che pare più uno scontrino del Mc.Donald’s. Peccato, anche perché il film che sono andata a vedere … Continua a leggere The Neon Demon

Fuoco

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È come la storia del fuoco. “Cosa ti fa paura del fuoco?” mi chiede lui. “Ho paura di bruciarmi” rispondo. In realtà non mi sono mai bruciata, ma ho paura comunque. Prevenire è’ meglio che curare, ci hanno insegnato. Lui prende un accendino e mi mostra che se si passa velocemente il dito sulla fiamma non succede niente. Io non sono affatto convinta, ma lui mi dice: “Prova, dai, non ti fa niente”, io esito, mi sento come una bambina che scopre il mondo. Mi avvicino col dito e poi lo tolgo subito. Arrossisco. Mi sento un po’ stupida. Lui mi guarda serio serio, irremovibile. Riprovo. Passo velocemente il dito sopra la fiamma e appena ne avverto il calore mi ritraggo. Così va già meglio. Lui sorride. Forse la prossima volta lo farò di nuovo. Anzi, sì, lo farò di sicuro. Perché penso sia ora di smettere di avere paura. Mia madre mi ha insegnato a non avere paura di nulla, invece col tempo ho cominciato a nascondermi dietro problemi inutili e paure che mi hanno solo ostacolata. Non è un periodo semplice, ma la vita riserva sempre qualche difficoltà. E’ ora invece che mi rimbocchi le maniche e la smetta con gli alibi, perché non c’è tempo e ci sono tante cose da fare. Ricomincio da oggi, col fuoco che brucia i miei dubbi e una pila di libri da leggere.

“Streghe Postmoderne”

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Il giorno è arrivato. Domani l’antologia “Streghe Postmoderne” (AlterEgo Edizioni) verrà presentata ufficialmente alle 19.30 al Baràbook di via dei Piceni, 23 a Roma nel quartiere di San Lorenzo.

Sono abituata a pubblicare poesia, a darmi in pasto al pubblico, questa volta sarà diverso. E’ la mia prima vera pubblicazione in prosa e sono molto contenta di aver preso parte a questa antologia insieme ad altre quattro scrittrici che ammiro e a cinque illustratrici meravigliose che hanno saputo tradurre in immagini gli incubi, il sangue e la forza contenuti in queste pagine. L’energia selvaggia e ferina della donna, il lato oscuro del femminile che da sempre porta in sé il dualismo di creatrice e distruttrice, madre e matrigna, seduttrice ed angelo del focolare, la frammentazione culturale della figura di Lilith che attraversa i secoli e le culture e si fa archetipo: sono questi i temi sui quali ci siamo misurate.

Il mio racconto si intitola e parla di vendetta, di lucida follia, di ferite profonde. E’ il racconto della raccolta che ha più sfumature horror, come del resto ci si aspetta da me. Non vedo l’ora che possiate leggerlo anche voi, insieme agli altri quattro bellissimi racconti.

Approfitto per ringraziare Danilo e AlterEgo Edizioni, Ilaria Palomba, Helbones che ha illustrato i miei deliri, tutte le persone che mi hanno sostenuta e sopportata durante i preparativi perché so diventare davvero pesante in questi frangenti, chi mi ha fatto il regalo più bello che potesse farmi, e la splendita crüe (sì scritto così!) di Radio Kaos Italy che sono una vera famiglia.

Vi aspetto domani sera, per festeggiare insieme l’uscita di questo libro a cui tengo moltissimo, e intanto vi lascio con il booktrailer

Born To Raise Hell

Sono cresciuta con questa musica, persone come Lemmy sono stati amici “alla lontana”, la compagnia perfetta dei giorni difficili dell’adolescenza. Ma ora tocca fare i conti con il tempo che passa, con le malattie, con la vecchaia, con la morte. I nostri idoli non sono immortali, anzi, si sono conquistati l’Olimpo sfidando la Morte ogni giorno, arrivando tanto così dall’immortalità. Ieri è morto Lemmy, frontman dei Motorhead, colonna portante dell’hard rock/heavy metal, un vero mito vivente. Pezzi come Ace of spades o Born to raise hell li conoscono tutti (o quasi) e se rientrate nei “quasi” vi consigio di fare un giro su youtube perchè ne vale davvero la pena. I Motorhead non sono tecnica, ma energia allo stato puro, espressione massima del rock ‘n’ roll, quello marcio e stradaiolo, quello che grida e se ne frega, l’incontro perfetto tra metal, punk e rock, quello che va avanti nonostante tutto.

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Riposa in pace Lemmy, ma prima di tutto, benevenuto nella leggenda! Oggi ho pianto, lo ammetto, ma, come suggerisce il comunicato stampa che ha dato il triste annuncio, spetta a noi fans festeggiare la tua sorprendente vita, brindare a te e sparare la tua musica al massimo del volume!

[La mia Cassandra per Interiora Horror Fest]

Per Interiora Horror Fest sarò Cassandra in una performance intima alla sola luce delle candele.

Amo questo personaggio da quando l’ho interpretato a teatro tantissimi anni fa, da quel momento l’ho sentito mio, il suo dolore mi è entrato sotto la pelle, la sua voce si è unita con la mia e ho sempre pensato che sarebbe bello vederla tornare nel mondo di oggi a cercare un riscatto in questa giostra mostruosa dove siamo abituati ad ascoltare solo noi stessi, ad emarginare ciò che ci spaventa e a distruggere ciò la natura ha creato.

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Immagino Cassandra tornare dall’Ade, strisciare e presentarsi a noi come un fantasma, pronta ad immolarsi per la verità, ma ad un costo alto. Non conosce la misericordia di Cristo, né la volontà di Prometeo, ma assapora la vendetta.

Metterò in scena dunque questa performance la notte di Halloween al Forte Prenestino di Roma, in occasione di Interiora Horror Fest. Che lo spirito della profetessa sia con noi!

[soundtrack: Trent Reznor – testi di: Eschilo (Agamennone), Euripide (Le Troiane), Licofrone (Alessandra), Christa Wolf (Cassandra), Olivia Balzar – ntro registrato presso: Stexsound, Roma ]

[LULLABY]

Ninna nanna, ninna oh
questo bambino a chi lo do,
lo darò all’uomo nero
che se lo mangia tutto intero…

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In occasione del Finissage della mostra di VEKS VAN HILLIK, “When I Grow Up”, la Nero Gallery di Roma (via Castruccio Castracane, 9 Pigneto) mi ha chiesto di performare sul tema dell’infanzia.

Ho deciso di portarvi in un’esperienza sensoriale dove udito, olfatto e gusto vi riportino indietro nel tempo a quando le lacrime erano un’arma per ottenere un po’ di zucchero filato, a quando le cicatrici erano sulle ginocchia e si giocava a immaginare la vita.

Il tempo trasforma i bambini in adulti e gli adulti in anziani, e senza che ce ne rendiamo conto, siamo già intenti a ricordare tempi migliori.

L’età adulta uccide l’infanzia, ma l’adulto che resiste a questo meccanismo, l’adulto che continua a credere nelle Fate come Peter Pan ci ha insegnato, vive in eterno.

[Lavori in corso]

Il mio blog è fermo da un po’ perché sta per rinascere sotto una nuova veste.

Attaverserò l’eclissi e l’equinozio di primavera e, a cavallo della luna nuova tornerò più forte di prima, con tanti progetti e le idee chiare. Rinascerò dall’oscurità e mi trasfermerò in luce. Che anno dei cambiamenti sia!

[L’uomo che e’ morto]

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Ieri sera e’ morto un uomo, mentre io ero al telefono con un’amica sdraiata sul divano a ridere e scherzare. Ieri sera, dicevo, e’ morto un uomo, mentre la moglie forse lo aspettava a casa con la cena pronta. Ha attraversato la strada, uscito da quel solito bar sul Viale dove la gente beve un bianchino e parla della Pro che quest’anno e’ in B. Ieri sera un uomo ha attraversato la strada e un ragazzo lo ha investito. Mi chiedo a cosa stesse pensando, mentre usciva dal bar. A Vercelli fa freddo e c’è la nebbia e il Viale e’ buio e trafficato. Forse si stringeva nel cappotto e pensava a quando sarebbe tornato finalmente nel tepore della sua casa. Forse ripensava a qualche battuta scambiata al bar. Di certo, dopo una vita di lavoro e malattie che ti fanno temere per la vita, nessuno pensa di finire i suoi giorni sull’asfalto un lunedì qualunque di nebbia autunnale. Neanche il ragazzo sulla moto quel giorno si era svegliato pensando che avrebbe posto fine alla vita di qualcuno.
Eppure e’ successo. Il destino ha fatto incontrare il ragazzo sulla moto con l’uomo che è morto e il destino e’ beffardo a volte.
Non so chi fosse il ragazzo, ma
l’uomo che è’ morto ieri sera era il mio vicino di casa. Non lo vedevo da un sacco di tempo e lui mi ha vista crescere. Il tempo sfugge, scivola dalle mani, e’ una scheggia impazzita ed è’ inutile che ci illudiamo di poterlo controllare. Non si sa mai quando si vedrà una persona per l’ultima volta.

[Scheggia delle 13.30]

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E ti torna in mente tutto mentre il mare ti culla tutta la tua vita e le pene dell’inverno tutte le difficoltà e i nodi stretti intorno al collo le cicatrici al sole spiccano non c’è filtro solare che tenga rimangono bianche sulla pelle scura e ti torna tutto in mente quando ti senti libera perché libertà e’ prigione quando non sai dove fuggire sei una barca alla deriva mare forza sette scarsa visibilità il grigio del cielo preme sul mondo

soffocare soffocare soffocare

e poi perdersi con la mente altrove non ci sono più state estati come quelle le estati che sanno di scoperta salsedine e pinoli le estati dei telefoni a gettoni e dei gelati al puffo le estati infinite dei viaggi in pullman a Torre del Lago e delle lotte coi cavalloni quando c’era bandiera rossa e i bagnini fischiavano le estati dei gatti al sole e di tutta la vita da immaginare e’ questo il punto immaginare
e poi

Soffocare soffocare soffocare
Inghiottire i sogni come bocconi avvelenati mentre scende la sera e non c’è niente da fare se non guardare l’orizzonte rosa sagome scure i pensieri tornano sempre e ti fissano mentre dormi appesantiscono le palpebre col piombo dei rimpianti e tutti sono felici di vivere attimi magici sotto notti stellate mentre io semplicemente ho smesso coi desideri mi penso addosso esaurisco agosto e ripenso sempre a tutto ciò che ho perso.

[incubi]

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Le sabbie mobili mi stanno inghiottendo non c’è più molto tempo
quando la pioggia arriva dai monti si prevedono giorni brutti e cielo nero lo dicono i pescatori mentre sbrogliano le reti non c’è più molto tempo ha detto la bambina che mi appare in sogno respiro lo iodio che dicono faccia bene mastico l’odio che provo per te e lo trasformo in miele per le tue labbra spine nei piedi sole negli occhi scorci di carruggi mondi lontani gli anziani giocano a carte quando piove al mare le onde sono nere e si infrangono su scogli geometrici Golfo dei poeti barche alla deriva l’orizzonte e’ una linea retta nel grigio del cielo che si confonde con la nebbia del mattino non c’è più molto tempo mi han detto devo decidere devo decidermi capisci? Vorrei essere un modello base di essere umano molti sorrisi nessun pensiero frasi fatte e cioccolatini invece le sabbie mobili dei miei pensieri mi stanno inghiottendo mi stanno soffocando non c’è più molto tempo hanno cercato di avvertirmi una volta quando pensavo che il mondo sarebbe stato mio.